la critica


 

Di Walter Pozzi, sin dal 1933, si è interessata quasi tutta la stampa italiana,
molta stampa straniera e critici e giornalisti tra i quali:

 

Enrico Gajfas Junior
Raffaello Giolli
Gian Dàuli
Raimondo Vecchi
Umberto Ronchi
Ugo Nebbia
Carlo Baroni
Leonardo Borgese
Marco Valsecchi
Orio Vergani
Guido Piovene

Mario Monteverdi
Luigi Bonifacio
Carlo Giacomozzi
Camillo Broggi
Mario Lepore
Mario Radice
Mario De Micheli
Giorgio Kaisserlian
Enotrio Mastrolonardo
Marino Perera

Mario Portalupi
Ignazio Mormino
Carlo Franza
Gustavo Predaval
Paolo Carloni
Vittorio Catalani
Nino Delnatta
L. Alberto Mascia
Raffaele De Grada
André Verdet

 

 

 

Carlo Baroni| 1946 | "Il Popolo"


 

“Artista degno di essere celebrato al disopra della comune per originalità di spunti e serietà di impegno.
Ricca di impasto e scintillante di luci e di colori con tocchi intensi e velature diafane, la pittura di Pozzi spesso evanescente e acre, è tutta pervasa dal suo brusco e acido temperamento ironico, dal suo bisogno di drogare le immagini con l’irrisione spietata di un mondo falso e fittizio eppure, nonostante ciò, denso di allusioni; un mondo fantastico popolato di maschere e di spettri, di visioni ossessionanti e di folli idilli”

 

Luigi Bonifacio | 1953 | "Meridiano d’Italia"


 

“Ieratico nella sua parola poetica, anche in questa ben curata mostra sembra che voglia predicare al deserto un suo messaggio disperato ora allucinante, come negli stessi autoritratti, ora colmo come nei suoi paesaggi autunnali della grande piana lombarda: I suoi autoritratti, e ce ne sono diversi, a toni spenti scoprono qua e là una sfibrante attesa in una crisi psicologicamente individuata, come si addice ad elementi biologici che hanno subito la tempesta e, ancora vivi la marea li porta.
Walter Pozzi riesce ad afferrare l’ansia del nostro tempo disumano.”

 

Leonardo Borgese | 1946-1959-1962-1966 | "Corriere della Sera"


 

“Walter Pozzi, come quasi tutti i giovani pittori bergamaschi, segue una maniera tenebrosa ed agitata, ma degli espressionisti e del nostro Scipione.”

“… un colore caldo e intenso e un personale modo di raccontare fra l’espressionismo e il simbolismo, fra il sogno e la realtà.”

“Come pittore, infatti, Walter Pozzi ha molto raffinato e al tempo stesso ha reso più sintetico nella costruzione il caldo scuro tono lombardo, ed è riuscito a trovare e a porre, entro questo tono, alcuni vivi accenti di verità, certi squilli che sorprendono quasi improvvise, rivelanti illuminazioni lungo il distratto cammino della vita comune.”

“Comunque lui voglia, stavolta anche il tema generale sa però davvero di osteria, o insomma di trattoria, nell’aria della vecchia provincia, sa di quel chiuso colore e tono, sa di quella cupezza e morbidezza che corrisponde sia a un accoglimento sia a un intorpidimento psicologico: qui l’artista diviene un po’ ironico, un po’ sentimentale, un po’ guarda con distacco e sintesi, quasi con simbolismo, un po’ si mette lui stesso a sedere comodo in mezzo agli amici. Ma oltre che le grame o grasse tavolate, la mostra offre anche alcune rustiche nature morte risolte con molta finezza tonale e con molta saggezza strutturale; e con molto gusto, perché né finezza né saggezza appaiono fuori di per sé e rimangono invece dove giustamente debbono, sottomesse allo spirito delle cose rappresentate.”

 

Mario De Micheli | 1960 | "L’Unità"


 

“Pozzi ha preferito mettere alle pareti soltanto nature morte, dipinte con senso spaziale, compositivo e cromatico, sobrie nell’enunciazione, calme, riposanti, insomma una pittura che antepone la compostezza alla foga.”

 

Carlo Giacomozzi | 1965 | "Vita"


 

"In trenta e più anni di pittura attiva Walter Pozzi non ha mai perduto il suo ritmo: le sue immagini - pur nel lungo spazio creativo in cui esse sono collocate – si ritrovano e si accomunano per virtù di quello stile che il pittore bergamasco le intuì ed espresse la prima volta, agli inizi della sua carriera di artista. Immagini che appartengono ad una misurata lucidità espressiva e ad un ingenuo e costante incanto delicato, naturale e umano. Verificata, la pittura di Walter Pozzi sarebbe da catalogarsi tra quella così detta “istintiva” se non vi si reperisse un substrato culturale che non pesa invece sul conto dei pittori spontanei (naifs), meticolosi osservatori della natura che senza rifarsi a forme preconcette espongono la realtà con ingenuità di visione.
Purtuttavia, la pittura di Walter Pozzi può egualmente classificarsi tale se si vuole considerare la sua ingenuità “un ideale di gusto ed un programma morale”: tanto più accertato che i valori che in essa si rinvengono sono quelli di un artista tecnicamente preparato e qualitativamente disposto ad una ricerca stilistica non trascurabile.”

 

Raffaello Giolli | 1939 | Catalogo de “La Rotonda”


 

“Questi cinque quadri di Pozzi non rivaleggiano con le sete pieghettate che Boldini ha donato alle sue clienti di lusso: ma la gente pensi almeno che gli abiti di Pozzi non cadranno di moda. Né i suoi colori son così caramellati e ghiotti come quelli di Favretto: ma la gente pensi che è perché ci son passati sopra i sette veli di una magia. “L’Arlecchino morente” non è uno spettacolo divertente: ma contiene un grave mistero. Per coglierlo, qui la pittura si è volutamente sfibrata: ha rinunciato ai giuochi dei colori, alle evidenze della plastica, agli avvolgimenti serpentini, alle squadrettature auguste e si è fermata ad ascoltare sempre fra tono e tono, fra momento e momento, in una oscillazione perenne, in cui non restan fissi che i riposi spettrali dei volti lividi. Il suo tono diventa più saturo, ma non più inciso, in altri di questi suoi cieli: sempre più liberato in una grammatica dell’incanto”.

 

Giorgio Kaisserlian| 1960-1962 | "Il Popolo"


 

“Si potrà notare come l’insistere su pochi temi, soprattutto su alcune nature morte assorte, permetta a Pozzi di giungere ad una qualità di pittura veramente encomiabile. Gli oggetti evocati acquistano una presenza calda e vibrante. Pozzi sta attraversando un momento di piena felicità espressiva.” “Dall’anima di Pozzi sgorga altresì una vena narrativa, ironica e dimessa, che trova qui l’espressione nelle incisioni gustose e raffinate ch’egli ci presenta. Si noterà in lui un attento ed arguto osservatore di molti atteggiamenti umani curiosi e stimolanti per l’artista. E sarebbe interessante che egli recasse questo suo estro narrativo ad espressioni meno immediate (anche se efficacissime nella loro immediatezza, per la freschezza degli appunti visivi recati).
Non è forse giunto il momento di presentarci in una grande mostra antologica i risultati maggiori del suo impegno solitario di tutti questi anni?”

 

Mario Lepore| 1953-1962 | "Corriere d'Informazione"


 

“Pozzi, abbandonato il fantastico e il narrativo, ci dà officine e campagne con uno stile che sempre meglio si precisa ricco di succhi, di atmosfere e, nei pezzi ultimi, sbrigativo, largo e concreto.” “Questo artista ormai noto al pubblico e alla critica, espone oli, disegni, pastelli, litografie, che non soltanto provano la sua versatilità, ma hanno anche, pur nella varietà delle tecniche e della tematica, una continuità di mondo poetico e di modi espressivi. Sostanzialmente Pozzi è un romantico e un intimistico, con una fantasia e un gusto che variano dal racconto grottesco, magari con una inflessione lievemente macabra, alla narrazione in chiave umoresca e dalla poesia sommessa delle cose umili, familiari, alla evocazione del paesaggio semplice epperò suggestivo proprio per questo. Artista esperto, si è detto, compone bene, dipinge meditato, dosando il tono e semplificando la forma, con misurato gusto di stacchi di colore e puntando all’essenziale.”

 

Enotrio Mastrolonardo| 1941 | "Meridiano di Roma"


 

“Vogliamo invece accennare alla forte ed umana personalità di Walter Pozzi che per noi rappresenta veramente una scoperta. La sua pittura, fatta di tormento e di profonde inflessioni spirituali, trova in una espressione sofferta la rivelazione del proprio mondo interiore.”

 

Guido Piovene | 1940 | "Corriere della Sera"


 

“… di Walter Pozzi mi piacciono gli “Innamorati”

 

Mario Portalupi | 1962 | "La Notte"


 

“…. C’è in tutte queste pitture una sintetica incisività, un breve e forte senso della natura.”

 

Gustavo Predaval | 1966 | "24 Ore"


 

“La pittura di Walter Pozzi ha il pregio di un’assoluta originalità e di una rigorosa continuità di ricerche, nell’indirizzo tenacemente perseguito per decenni, senza indulgere ai richiami di scuole e tendenze fugaci. Il protagonista di questi dipinti è il colore, caldo nei fondi rosso-bruni, prezioso e ardente negli accostamenti, nelle striature, nelle lineature dei contorni. E’ un cromatismo vivido, intenso, non smorzato da lumi ed ombre. Nelle opere di Pozzi vi è una luce ferma, senza fuggevoli palpiti atmosferici, nei suoi interni non penetra alcuna luminosità solare.”
“… sobrie e accese di qualche rara e fulgente nota di colore, sono le nature morte, bellissima quella con un vaso di fiori.”

 

Marisa Punzo | 1959 | "Giornale di Bergamo"


 

“… gli autoritratti, gli Arlecchini, di forma un poco ingenua, incantata, hanno sempre l’impronta di una sottile amorosa poesia.
Dizione moderna sempre su un piano di serietà.”

 

Mario Radice | 1953 | "L'Italia"


 

“Molti pittori che negli anni giovanili dimostrano di avere della stoffa, smentiscono più tardi le buone promesse, o per improvvisa stanchezza o per esaurimento delle loro capacità inventive o perché si appagano dei primi facili successi. Sfiorita la gioventù non sanno più fare altro che ripetere i motivi e le forme con le quali si sono fatti conoscere e sulle quali era fondata la speranza dei primi ammiratori. Alcuni altri invece, migliorano con lentezza ma ininterrottamente. A questa esigua schiera mi pare che appartenga Walter Pozzi. La pittura di Walter Pozzi è migliorata, infatti, sia nell’impalcatura generale che nelle raffinatezze cromatiche. Le opere che egli presenta al pubblico sono state dipinte in questi ultimi sei anni.”

 

Umberto Ronchi | 1943-1962 | "L’Eco di Bergamo"


 

“… l’arte del Pozzi non è di quelle che si possono giudicare al primo incontro: la sua originalità è così sorprendente e affatto insolita che richiede un esame più che ponderato. La sua pittura e particolarmente la sua composizione è materiata di pensiero: come la sua tavolozza è ricca e piena di sostanza.” “… e che sappia fare sempre meglio basta soffermarsi ad osservare il ritratto femminile: una figura a tre quarti, ripresa con una trasparente rarefatta secchezza pittorica, sì da far pensare all’affresco. E’ uno stupendo pezzo di pittura che, se pure con tutta l’ammirazione per quanto di Walter Pozzi conoscevamo, ci ha sorpresi. Ecco come ci si può essenzializzare senza ridursi al nulla dell’astratto, che è soltanto negazione del tutto in funzione del solo colore o delle così dette fusioni cromatiche al servizio di sé stessi.”

 

Raimondo Vecchi | 1936 | "Il Sole"


 

“… concludendo diremo che Walter Pozzi è un artista che promette molto e molto da lui l’arte può attendersi.”

 

Andrè Verdet | 1977 | "Pozzi"


 

“Le maschere, gli arlecchini, le nature morte e le figure umane di Walter Pozzi sono caratteristiche di un artista che ricerca la freschezza e la semplicità, l’innocenza della gente e di tutte le cose, trasportate in un mondo che verrebbe così lavato da tutte le angosce e da ogni male. Walter Pozzi non è di sicuro un pittore naif dato che nel suo mestiere è molto abile e sa creare i suoi soggetti con maestria nella composizione dell’immagine. Ha il gusto degli spazi puliti, dei “vuoti” sensibili, laddove le forme si stagliano in un modo tanto netto da raggiungere talvolta una certa rigidezza di linea, ma una rigidezza che vibra… Walter Pozzi si troverebbe piuttosto a cercare tra gli “abbagli” quelli che il grande pittore Fernand Léger chiamava i “populaires”. Questa arte, di sicura originalità, costituita di volontà, di umanesimo e di amore, si ricollega al sogno di innocenza laddove egli vuole idealmente farci soffermare."

 

Vittorio Catalani | 1979 | I tuoi Arlecchini


 

Sempre lasciano all’alba un po’ di sogni
briciole per i passeri d’inverno
I tuoi Arlecchini
creature astrali
travestite da maschere.
Dove tu in altre vite gli fosti amico
qualcuno li aspetta ancora
questi viandanti nella notte
esuli sulla terra.
La tua luna l’illumina
mentre nevica incanto
sui nostri tetti
sull’orto che aveva un pozzo
sui tuoi Navigli prigionieri
ruscelli ieri all’aperto
sotto i tuoi cieli.
Con le loro mandole I tuoi poeti
Qusi sgomenti
Bisbigliano alla luna
La scrutano guardinghi
Hanno paura che qualcuno la spenga.
Pare un gioco di maschere
ma e’ speranza d’arcobaleno
preghiera agli uomini
che i tuoi cantori dicono vegliando
sentinelle del bene
sui nostri passi incauti
nel frastuono di giorni
che non hanno feste
se non quelle dei santi
senza miracoli.
Cosi’ e’ nella notte
mentre noi vaghiamo
l’alterna veglia dei tuoi Arlecchini
che nel deserto vibrano d’attesa
corrono il mondo
e pregano pregano
odorosi d’amore
per chi non prega.